ATAF: la beffa dei biglietti da acquistare sul bus

mercoledì 24 febbraio 2010


Solitamente il mezzo che utilizzo per muovermi in città è la bici, pratica, veloce ed ecologica. Capita però in qualche occasione di doversi affidare ai mezzi pubblici (2 volte negli ultimi 3 mesi), e in quelle occasioni capisco perché amo così tanto la bici. Ecco l'ultima esperienza:
il bar all'angolo ha terminato i biglietti ma non mi preoccupo e salgo ugualmente sull'autobus convinto di poter acquistare il titolo di viaggio dal conducente. Appena salito però l'autista mi spiega che anche lui ha terminato i biglietti e lì a fianco c'è un controllore che mi consiglia di scendere per non incappare nella sanzione prevista.

In un paese dove le cose funzionano se è l'azienda dei trasporti ad essere in difetto perché non mi riesce a vendere il titolo di viaggio, tra l'altro ad un prezzo maggiorato (2,00€ anziché 1,50€), non è l'utente che deve scendere, ma è l'azienda che lo porta gratis, rimettendoci così il costo del biglietto! Questa mentalità è quella che rende migliori i servizi al cittadino degli altri paesi europei e che invece noi non riusciremo mai ad importare.
Infatti ATAF quando ha introdotto il servizio di "vendita a bordo" ha messo le mani avanti dicendo che il servizio viene garantito "solo in presenza delle condizioni di sicurezza e regolarità". Ma che significa? Che il servizio esiste solo se il conducente si è ricordato di prendere i biglietti prima di iniziare il turno di lavoro, ma se non se lo ricorda (perché sull'autobus solo pochi comprano il biglietto e non finiscono così velocemente) il servizio non esiste più.

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